AMICI  di  MONTALCINO  IERI

 

 

HOME  PAGE
LIBRI
MOSTRE
FOTO
GIORNALI
ARCHEOLOGIA
VARIE

 

MONTALCINO
Storia di tutto
e di tutti

 


450° Anniversario della Repubblica di Siena ritirata in Montalcino
1555 - 1559



 

  
MONTALCINO

 

BRUNELLO - ROSSO - MOSCADELLO

La cultura enologica negli statuti montalcinesi del '400

La comunità di Montalcino, anticamente fissava norme precise a difesa delle uve e del vino. Lo Statuto Comunale del 1415 disponeva che per la festa di Santa Croce –14 settembre– i priori chiedessero al Consiglio Generale di pronunciarsi e di procedere a relativo bando sull’avvio della vendemmia delle uve. Questa norma la facevano rispettare.  Il 17 settembre 1472 il Cardinale di Sant’Eustachio protestò contro il Consiglio della comunità perchè aveva ordinato il sequestro delle uve che i mezzaioli dei poderi del vescovo avevano iniziato a raccogliere prima della pubblicazione del bando che doveva stabilire il giorno di inizio della vendemmia. Fissare con un bando queste norme era il segno che si doveva raccogliere uva matura per ricavarne un grande vino pari alla fama di Montalcino “già molto conosciuto per i suoi buoni vini che si ricavano da quegli ameni colli”.  Lo Statuto includeva il salice fra le piante protette, i cui ramoscelli servivano per “ligare le viti”.  Oggi le viti si legano con i fili di plastica. Protetto era il salice “trionda” – “salice da ceste” che tornava utile anche per la fabbricazione dei canestri, cestoni, panieri, largamente impiegati per la raccolta delle uve.
 

Foto: All’interno dei 12.000 ettari di macchia mediterranea si coltivano le vigne del Brunello. L’aria è pulita, profumata, balsamica.
 


Misure contro un'eventuale sofisticazione del vino

Lo Statuto Comunale interveniva anche verso coloro che vendevano il vino al minuto, "tavernaie e privati” i recipienti dovevano recare il sigillo del Comune; si doveva vendere il vino al prezzo ordinato con l’obbligo di darlo netto e puro e non annacquato ed era fatto divieto di tenere in vendita contemporaneamente due qualità di vino dello stesso colore; il recipiente da cui si attingeva il vino doveva essere sigillato come pure le botti e i barili.  Era un modo preciso per impedire la sofisticazione del vino. I nostri vignaioli già nel ‘400 invecchiavano il vino. Nel 1424 una soma –litri 91 circa– di vino vecchio costava lire 3 e soldi 5 mentre una soma di vino nuovo costava lire una e centesimi 5.  Anche l’Ospedale di Santa Maria della Croce di Montalcino, proprietario di trenta poderi, nella collina e in pianura, invecchiava il vino. Il pittore Vincenzo Tamagni –1492/1530– allievo di Raffaello, che affrescò lo scrittoio di Montalcino e la Chiesa di San Francesco, veniva pagato anche “con 107 fiaschi di vino vecchio per un importo di lire 16 e soldi 10”.  Nel racconto storico “Giovanni Moglio da Montalcino” corredato da rinvii documentati, scientifici e storici E. A. Brigidi citando un manoscritto di Marcoantonio  Rigaccini  “Cronaca” della metà del ‘500 scrive “Renai e la Martoccia i due vigneti per il miglior Brunello di Montalcino”.  
 

Foto: E' tempo di vendemmia, 3.000 ettari di terreno nel comune di Montalcino sono coltivati a vigneti.
 


I Biondi Santi: la dinastia del Brunello

Il grande merito del montalcinese Clemente Santi –1795/1885– che, inserendosi in un approfondito dibattito che si sviluppò in Toscana sulla enologia, riuscì a produrre un vino, il Brunello, che dopo lunghe ricerche e grandi investimenti finanziari, “durevole e tale da potersi esporre alla lunga navigazione senza guastarsi”.  Il Santi viene premiato con una medaglia d’argento ad un’esposizione di Montepulciano il 2 giugno 1869 per il “suo vino scelto Brunello – vendemmia 1865”.  Notare le date: premiazione 1869 – vendemmia 1865, è credibile che il Santi volesse scritto nel diploma l‘anno della vendemmia a dimostrazione che il suo vino vecchio meritava un premio.  Il nipote di Clemente, Ferruccio Biondi Santi -1848/1917– fu il creatore del Brunello riserva 1888; le ultime due bottiglie si conservano ancora nella cantina del Greppo, proprietà dei Biondi Santi.  In occasione dei festeggiamenti del centenario di questo Brunello -1988– il nipote di Ferruccio, Franco Biondi Santi, con il Figlio Jacopo e il Sindaco di Montalcino è ricevuto al Quirinale dall’allora Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga al quale donò una Bottiglia Brunello riserva 1888. Nel 1991 il Re di Svezia  Carlo Gustavo visita la Fattoria del Greppo di Franco Biondi Santi che, nello stesso anno a Roma, dona al Re una bottiglia di Brunello 1891.  Ferruccio Biondi Santi viene premiato al concorso Regionale Agrario del 1887 per il suo “vino rosso fino” vendemmia 1883 e “vino rosso fino“ vendemmia 1884. Nel 1902 Ferruccio Biondi Santi ottiene una medaglia d’oro per la sua vigna specializzata in Località Scarnacuoia –sottostante Montalcino– in un concorso Provinciale indetto dal Monte dei Paschi di Siena. Il figlio di Ferruccio, Tancredi Biondi Santi –1893/1970- nel 1925 all’esposizione –Fiera Campioni di Roma- della Produzione Italiana ed Internazionale ottiene una medaglia d’oro “per la sua abilità enotecnica”.  Tancredi Biondi Santi nel 1926 fonda la “Cantina Sociale di Montalcino” che non incontrò l’adesione dei “Signori Padronati”, la produzione del Brunello allora era di “duecento ettolitri concentrata tutta in quella cantina”.
 

Foto: Clemente Santi (1795-1885). Con investimenti di capitali, dopo ricerche e esperimenti ultratrentennali, produsse un vino durevole tale da potersi esporre alla lunga navigazione. Riuscì a mettere a coltura il Sangiovese Grosso e produrre il Brunello.
 

 

Foto: Il Brunello è premiato per la prima volta, allo stato delle ricerche. Notare la data: 1869 per Brunello 1865, vecchio di 4 anni. Vengono così premiate le ricerche di Clemente Santi.
 

 

Foto: Nella foto Franco Biondi Santi, al Quirinale, dona a Francesco Cossiga, allora presidente della Repubblica Italiana, una bottiglia del Brunello vendemmia 1888 in occasione del centenario di questo grande vino la cui bottiglia è stata ricolmata, dopo il controllo del vino che era ancora perfetto, nel 1927, nel 1970 e nel 1985 e ha ancora un colore rubino rosato carico ed un deposito semi-cristallino di sostanze coloranti insolubilizzate come tutte le vecchie riserve. Invecchiamento cento anni e piu’. Alla fattoria del Greppo, nella cantina Biondi Santi sono conservate le ultime 2 bottiglie.
 

 

Foto: Re di Svezia Carlo Gustavo nel 1991 visita la fattoria del Greppo. Il proprietario, Franco Biondi Santi, dona a Roma al Re una bottiglia di Brunello vendemmia 1891.
 

 

Foto: Tancredi Biondi Santi (1893-1970), trisnipote di Clemente, grande enologo di fama internazionale.
 

 

Foto: Tancredi Biondi Santi fondò la Cantina Sociale nel 1926.
 

 

Foto: 1933, il vino della Cantina Sociale parte per l’America.
 


"Dove sarebbe l'Italia senza i grandi vecchi vini Biondi Santi?"

Tancredi Biondi Santi creò il Brunello riserva 1955 che la rivista “Wine Spectator” del 31.01.1999, una delle riviste più autorevoli del vino, inserì –unico vino italiano fra i migliori dodici vini del mondo prodotti nel XX secolo– il giornalista James Suckling nello stesso numero della rivista commentò: “dove sarebbe l’Italia senza i grandi vecchi vini Biondi Santi?”.  La stessa rivista nel suo TOP 100 ha classificato il Brunello riserva 1997 Villa Banfi al terzo posto assegnandoli 97 punti su 100.  Hanno ottenuto oltre 95 punti su 100 il Brunello Antinori – riserva 1997 Pian delle Vigne, Brunello riserva 1997 Marchesi Frescobaldi Castel Giocondo, Brunello riserva 1997 Ciacci Piccolomini d’Aragona- Vigna di Pian Rosso , Brunello riserva 1997 Altesino Montosoli, Brunello riserva 1997 Casanova Neri – Cerretalto, Tenuta Carlina Brunello La Togata riserva 1997, Le Chiuse riserva 1997, Campogiovanni Il Quercione riserva 1997, Caparzo Brunello  riserva 1997, Conti Costanti riserva 1997,  riserva 1997 Poggio Antico, Catello di Romitorio riserva 1997, Val di Cava Brunello Madonna del Piano riserva 1997.  La “TOP 100” valuta il vino su quattro criteri: qualità, valore (prezzo), disponibilità (produzione) e un “fattore X” che si può definire come il “carattere e le sensazioni” che il vino riesce a esprimere.  Il Brunello riserva 1955 Biondi Santi venne servito al banchetto di Stato all’ Ambasciata Italiana a Londra il 28 aprile 1969 fra la Regina Elisabetta di Inghilterra e l’allora Presidente della Repubblica Italia Giuseppe Saragat.  Jacopo Biondi Santi, figlio di Franco, attualmente “ambasciatore del vino di pregio nel mondo, nominato dal forum dell’internazionalizzazione economica, per i suoi alti meriti di produttore del grande nettare il Brunello", partecipò insieme alla Ferrari di M. Schumacher alla serata del “made in Italy” nella trasmissione televisiva “Porta a Porta” del 2 febbraio 1999 presentando il Brunello riserva Biondi Santi del 1955.  I Biondi Santi, nella loro proprietà Il Greppo, ogni anno organizzano la cerimonia della ricolmatura e della ritappatura dei grandi Brunelli riserva di loro produzione per prolungare la vita del vino ancora per molti anni se le bottiglie sono state ben conservate. Franco Biondi Santi ottenne l’Oscar del Vino nel 2001 per la “migliore Azienda vinicola”.
 

Foto: Tancredi produce, con il Brunello Riserva 1955, "il vino del secolo XX" (Wine Spectator).
 

 

Foto: "Wine Spectator", una delle riviste piu’ autorevoli nel mondo del vino, ha inserito nel 1999 il Brunello Biondi-Santi riserva 1955 nei migliori 12 vini prodotti al mondo nel secolo XX, l'unico italiano. Dal titolo dell'articolo dell'articolo di James Suckling sulla prestigiosa rivista ("dove sarebbe l'italia senza i grandi vini vecchi di Biondi-Santi?").
 

 

Foto: Il settimanale "Panorama" scrive sul Brunello Riserva Biondi Santi 1955.
 

 

Foto: La regina d'Inghilterra ed il Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat ed il Brunello di Montalcino 1955 Riserva Biondi Santi.
 

 

Foto: Tancredi Biondi Santi, seduto a sinistra, nel 1970 alla ricolmatura del Brunello riserva, insieme a Mario Soldati.
 

 

Foto: Il Brunello riserva Biondi Santi 1955 alla trasmissione televisiva "Porta a Porta" con Jacopo Biondi Santi.
 

 

Foto: Questi prezzi risalgono all'anno 2000.
 


Riccardo Paccagnini pluripremiato per il suo Brunello vecchio

Fra i produttori del Brunello va ricordato Riccardo Paccagnini -1854/1934- enologo premiato che col suo vin Brunello vecchio nel 1909 aveva ottenuto quaranta massime onorificenze in Italia e nel mondo, fra le quali una a Bordeaux nel 1904 con il Brunello vendemmia 1994. La Francia allora era il santuario del vino, poi venne anche premiato a Marsiglia e a Parigi, sempre per il suo Brunello e scrisse un trattato che dopo aver illustrato i metodi della piantagione delle viti, nei terreni galestrosi a sud e ad ovest, sulla vendemmia “le uve devono essere ben mature” e sull’invecchiamento “dopo due anni in botte si potrà travasare nelle damigiane e dopo due o tre anni con le dovute cure si potrà imbottigliare. Dopo imbottigliato si potrà tenere ancora vent’anni e il Brunello anno per anno migliora di sapore e di sostanza nutriente”. Questo trattato pubblicato nel 1907 concludeva “tenendo una buona teoria agricola ed enologica farete figurare la località e la nostra Nazione”. Il professor Paccagnini fu profeta, le cose sono andate come lui aveva previsto. Sempre sul Paccagnini, Edoardo Tomaselli, incaricato dal Consorzio del Brunello di scrivere una relazione per il passaggio di questo vino dalla denominazione di origine controllata alla denominazione di origine controllata e garantita, nel 1973 scriveva “ma quello che ci sembra straordinario, ricaviamo la notizia dal giornale montalcinese “Il Progresso” del 7.10.1906,  è il successo ottenuto da un piccolo e isolato e modesto quanto sconosciuto produttore locale: un certo R. Paccagnini, alla cui memoria è felice e coraggiosa iniziativa, pensiamo che anche il Comitato Nazionale per la Tutela e la Denominazione di Origine dei vini tributerebbe volentieri un postumo omaggio. Il Paccagnini si presenta alle grandi esposizioni Nazionali e Internazionali e col suo Brunello, senza conoscenze, e con le difficoltà di allora, ottiene risultati strepitosi”.  
 

Foto: Riccardo Paccagnini (1854-1934). Agronomo ed enologo.
 

 

Foto: Questo trattato si chiude con le seguenti parole: Tenendo una buona teoria agricola e enologica farete figurare la località della produzione e la nostra nazione. Grande profeta il professor Paccagnini.
 

 

Foto: Allo stato delle ricerche, questa è la prima etichetta del Brunello, realizzata dal prof. Riccardo Paccagnini. Fine '800.
 

 

Foto: Fra le 40 massime onorificenze, questa.
 

 

Foto: Il prof. Riccardo Paccagnini premiato.
 


Un grande del Brunello: Giovanni Colombini. I suoi discendenti proseguono nella sua opera

Un grande del Brunello fu Giovanni Colombini – 1903/1976. Il suo nonno materno, Raffaello Padelletti, nel 1893 ottenne una medaglia d’argento dal Ministero dell’Agricoltura Industria e Commercio per un “suo vino rosso da pasto” partecipò con il suo Brunello alla prima mostra-mercato di Siena nel 1933. Nel 1967 fu uno dei venticinque fondatori del Consorzio del Brunello, unico produttore e che lo commercializzava. Nel 1968 ottenne un ambito riconoscimento il “Torchio d’Oro” dall’Accademia del vino e della vite “per l’alta qualità dei suoi vini”.  Giovanni Colombini, per far conoscere il suo Brunello vecchio, nel 1973 invitò alla sua Fattoria dei Barbi gli addetti all’agricoltura delle venti più importanti ambasciate straniere accreditate presso la repubblica Italiana, ai quali offrì in degustazione un Brunello di sua produzione, vendemmia 1934.  Francesca Colombini, figlia di Giovanni –conosciuta come “la signora del Brunello"- nel 1981 istituì il premio internazionale Barbi-Colombini con l’intento di far conoscere ulteriormente Montalcino, il suo territorio e il Brunello; fra i premiati lo statunitense Saul Bellow –Premio Nobel per la letteratura del 1976-, il giornalista e scrittore Enzo Biagi, lo scrittore Mario Rigoni Stern.  Il figlio di Francesca, Stefano, di recente ha inaugurato in un ampio ristrutturato locale il Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello del quale il secondo e terzo canale della televisione di Stato hanno dato ampia informazione.  Donatella, l’altra figlia di Francesca, della Fattoria del Casato ha vinto “l’Oscar del Vino” come la migliore produttrice del 2003. I premiati vengono scelti con una procedura simile a quella degli Oscar del cinema. É la prima volta che questo premio viene assegnato a una donna. La sola cantina del Brunello alla Fattoria del Casato ha un organico interamente femminile. Donatella Colombini Cinelli ha anche istituito un premio “Casato Prime Donne”. 
 

Foto: 1968, l’avvocato Giovanni Colombini (1903-1976) mentre riceve l'ambito "Torchio d'Oro per il suo Brunello. Fu uno dei 25 soci fondatori del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino nel 1967. L’unico che produceva e commercializzava il Brunello. Oggi i soci del Consorzio del Brunello sono 204.
 

 

Foto: 1973, gli addetti all’agricoltura delle piu’ importanti 20 ambasciate straniere accreditate presso il governo Italiano nella terrazza della fattoria dei Podernuovi. Il proprietario, Avv. Giovanni Colombini, offre ai suoi ospiti un suo Brunello, vendemmia 1934. Era la prima volta che i diplomatici stranieri in Italia degustavano e apprezzavano un vino vecchio di quasi quarant’anni.
 

 

Foto: Oscar del vino a Donatella Cinelli Colombini. E' il miglior produttore del 2003. Per la prima volta una donna è il miglior produttore dell'anno. L'Oscar de Vino è organizzato ogni anno dall'Associazione Italiana Sommelier.
 


Giosuè Carducci elogia il Brunello

Il Brunello, anche se aveva una produzione limitata, era conosciuto ed amato da chi lo degustava. Per tutti citeremo Giosué Carducci –1837/1907– Premio Nobel per la letteratura, il 22 dicembre 1886 scriveva alla Contessa Ersilia Gaetani Lovatelli, proprietaria della Tenuta di Argiano sita ad ovest di Montalcino “mi tersi con il vin d’Argiano il quale è buono tanto”.  
 

Foto: Giosue Carducci (1835-1907) premio Nobel per la letteratura. Sul Brunello di Montalcino ebbe a scrivere il 22 diecembre 1886 alla Contessa Ersilia Caetani Lovatelli, proprietaria della Tenuta di Argiano (nel comune di Montalcino): ‘...mi tersi col vin d’Argiano, il quale è buono tanto...’ (dalla Nuova Antologia).
 


Periodo di crisi

I premi conquistati dal Brunello, in Italia e all’estero, l’esaltazione che faceva chi lo amava, doveva essere un viatico per coltivare vigne specializzate. Invece ad eccezione dei Biondi Santi e del Colombini, il Paccagnini si era trasferito da Montalcino, che mai ammainarono la bandiera della produzione del Brunello, tutti gli altri “Signori Padronati” si ritennero appagati dagli autentici profitti di un'agricoltura arcaica basata quasi sulla totalità della conduzione della terra a mezzadria godendo di anacronistici privilegi. Dopo la metà degli anni ’50 del secolo scorso 2.200 mezzadri, nell'arco di oltre quattordici anni, abbandonarono la terra -in due nel podere non ci si poteva più vivere– che unitamente agli 800 addetti ai lavori boschivi, che persero lavoro, si arriva a 3.000 persone che dovettero andare in cerca di lavoro su una popolazione del comune di Montalcino di 10.203 abitanti. Quasi il 30% della manodopera perse lavoro. Tutta l’economia comunale entrò in crisi, economica, sociale e di fiducia, che Montalcino non aveva mai conosciuto. In quel periodo il Consiglio Comunale indicò una via strategica di sviluppo basata sull’utilizzo delle risorse territoriali e cioè viticoltura, olivicoltura, bosco, recupero dei beni culturali, turismo, questa scelta anche se contrastata, perchè l’industrializzazione conquistava coscienze, era ritenuto l’unico viatico per superare ogni crisi, e si dimostrò vincente.  
 

Foto: L'Amministrazione comunale all'inizio degli anni '60 indica il territorio - allora depresso - come sviluppo compatibile con l'ambiente credendo nei prodotti tipici locali quando le industrie sembravano vincenti e portare benessere generale.
 


Il disciplinare del vino Brunello di Montalcino del 1966

La Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 30 maggio 1966 pubblicò il disciplinare del vino Brunello di Montalcino.  Finì la dipendenza di questo vino dal “Consorzio Chianti Colli Senesi – Siena” con raffigurata nell’etichetta la balzana con la lupa, come stemma come era avvenuto fino allora.  Il disciplinare stabiliva che il Brunello doveva stare in botte di rovere 4 anni.  Il disciplinare del 19.5.1998  stabilisce: i vigneti di nuovo impianto sono iscritti all’Albo dei Vigneti del Brunello di Montalcino a partire dal 3° anno successivo alla data di impianto. La resa massima di uva per ettaro non potrà superare la percentuale del 30% al terzo anno di impianto e del 70% al quarto anno di impianto e quindi 100% al  quinto anno di impianto.  La quantità massima di uva ammessa per la produzione del vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” non  deve essere superiore a 8 tonnellate per ettaro di vigneto in coltura specializzata pari a ettolitri 54,4 di vino. Le uve destinate alla vinificazione sottoposte, se necessario, a preventiva cernita devono assicurare al vino un titolo alcolometrico volumico minimo naturale di 12%. Qualora venga rivendicato il toponimo “vigna” le uve devono assicurare al vino un titolo alcolometrico volumico minimo naturale di 12,5%. 
 

Foto: Fa parte della storia del Brunello anche questo vecchio bollino. (da Civiltà del Bere, settembre 1985).
 


Le regole dell'invecchiamento del Brunello

Il vino a denominazione di origine controllata e garantita ”Brunello di Montalcino” deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno due anni in  contenitori di rovere di qualsiasi dimensione.  Il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” non può essere immesso al consumo prima del 1° gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni  calcolati considerando l’annata della vendemmia.  Il vino a denominazione di origine controllata e garantita può portare come qualificazione la dizione “Riserva” se immesso al  consumo successivamente al 1° gennaio dell’anno successivo al termine di sei anni, calcolati considerando l’anno della vendemmia, fermo restando i minimi di due anni di affinamento in contenitori di rovere e sei mesi in bottiglia. Il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” prima dell’immissione al consumo deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento in bottiglia di almeno 4 mesi. Il periodo di affinamento in  bottiglia deve essere documentato con relativa annotazione nei registri di cantina.  Le operazioni di vinificazione conservazione affinamento in legno affinamento in bottiglia e imbottigliamento del Brunello di Montalcino devono essere effettuate nella zona di produzione.  Ogni settimana viene controllato il livello di ciascuna botte e  se necessario va ricolmata di solito (o scolmata: tutta la botte deve essere bagnata dal vino).  Il vino a denominazione controllata e garantita ”Brunello di Montalcino” deve essere immesso al consumo in bottiglie di una delle seguenti capacità: litri 0,375, litri 0,500, litri 0,750, litri 1,500,  litri 3, litri 5.  Le bottiglie devono essere di tipo bordolese ”di vetro scuro e chiuse con tappo di sughero”.   


Nasce il Consorzio del Vino Brunello

Nel 1967 nacque il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino (www.consorziobrunellodimontalcino.it). I soci fondatori del Consorzio furono 25: 16 coltivatori diretti (qualche anno prima erano tutti mezzadri), 3 proprietari, 6 medi e grandi proprietari che erano proprietari appena del 10% di tutta la terra coltivata nel montalcinese. Attualmente i soci del Consorzio del Brunello di Montalcino sono 220, pari al 99% dei produttori e i vigneti si coltivano su 3.000 ettari di terreno che corrispondono al 30% di tutta la terra coltivata nel montalcinese.  Nel 1968 le denuncie delle uve con riferimento al Brunello furono fatte da 21 aziende agricole per una resa di 2.077 ettolitri di vino. Nel 1972 le denuncie furono fatte da 29 aziende agricole per una resa di 4.700 ettolitri di Brunello, nel 1972 cominciarono ad acquistare piccole aziende agricole locali i “forestieri” che diventarono produttori del Brunello. Nel 1978 la Banfi acquistò la grande azienda agricola di Poggi alle Mura. Nel giro di pochi anni investì nello sviluppo enologico centinaia e centinaia di miliardi di lire di allora producendo un Brunello di alta qualità unitamente ad altri vini anch’essi di alta qualità. Ad ogni esposizione, alla quale partecipa, la Banfi e i suoi grandi vini ottiene massimi riconoscimenti primari “a bizzeffe”.    
 

Foto: Il 26 Maggio 1965 la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana pubblica il disciplinare del Vino Brunello. Nel 1967 nasce il Consorzio di tutela del vino Brunello.
 


Il Brunello vendemmia 1980 fu il primo vino italiano ad ottenere la promozione dalla D.O.C. alla D.O.C.G.

Nel 1973 il Consorzio del Brunello, a nome anche di tutti i vignaioli montalcinesi non soci, con una motivata e documentata relazione diretta agli organi competenti regionali e nazionali, chiede il passaggio del Brunello di Montalcino dalla denominazione di origine controllata (D.O.C.) alla denominazione di origine controllata e garantita (D.O.C.G.) che otterrà, primo vino in Italia con la vendemmia 1980.  Nel 1975 per la prima volta 30 vignaioli del Brunello presentarono alla famosa enoteca Solci di Milano il loro prodotto in quell’occasione, invitato e presente, il noto attore Ugo Tognazzi. Se avessero voluto, i vignaioli avrebbero commercializzato tutto il loro Brunello entrati in commercio secondo il disciplinare e cioè il primo gennaio del quinto anno dopo la vendemmia e la riserva il primo gennaio del sesto anno dopo la vendemmia.   
 

Foto: Enoteca Solci di Milano. Con i produttori e le autorità locali, l'attore Ugo Tognazzi degusta il Brunello di Montalcino.
 

 

Foto: Fortezza di Montalcino, 1977. Ultima audizione pubblica per la promozione del Brunello da Denominazione di Origine Controllata a Denominazione di Origine Controllata e Garantita che otterrà come primo vino in Italia della vendemmia 1980. Nella foto, oltre alle autorità locali, si riconoscono il presente del Comitato Nazionale Vini senatore Paolo Desana e l'enologo di fama mondiale prof. Giovanni Garoglio.
 

 

Foto: Un gruppo di jazzisti italiani e stranieri ha tenuto un concerto nella medievale Montalcino. Il Cartellone del concerto presentato da Carlo Bonazzi e Sandro Moravi s'intitolava: "Col d'Orcia jazz, concerto for Brunello". Nella foto in alto il cantante Nicola Arigliano con il chitarrista Franco Cerri, sotto il clarinista americano Tony Scott con il tenorsassofonista Gianni Basso, Cerri, il bassista americano Julius Farmer, il batterista Giancarlo Pillot, Renato Sellani al pianoforte. (l'Europeo - 21 ottobre 1977).
 


La manifestazione annuale "Benvenuto Brunello"

Dal 1992 organizzata dal Consorzio del Brunello, ha luogo nel mese di febbraio una manifestazione “Benvenuto Brunello”. In quell’occasione vengono premiati col “leccio d’oro” un ristorante, un’osteria, un’enoteca, italiane o stranieri, che si sono distinti nella presentazione del Brunello. Una commissione di 18 esperti in enologia espressamente incaricati assegna le stelle al Brunello della vendemmia dell’anno precedente. Un artista, prescelto dal Consorzio del Vino Brunello, realizza una formella di sua ispirazione disegnando il numero delle stelle assegnate al Brunello della vendemmia di quell’anno. A questa manifestazione partecipano alte personalità italiane e straniere, a quella del 2002 partecipò il Capo del Governo Belga Guy Verhofstadt.   
 

Foto: Benvenuto Brunello 1995, formella realizzata dal fotografo di fama mondiale Oliviero Toscani.
 

 

Foto: Fortezza di Montalcino, Benvenuto Brunello 2002. Guy Verhofstadt, capo del governo belga, degusta il Brunello vendemmia 1997.
 


Con il Rosso di Montalcino è indicata una nuova strada ai vignaioli italiani

Nel 1979 il Consorzio del Vino Brunello con una documentazione inviata alla Regione Toscana e al Comitato Nazionale dei Vini –sostenuta da una delibera della Giunta Comunale di Montalcino– chiede di poter produrre dallo stesso vitigno del Brunello un altro vino a denominazione di origine controllata “rosso di Montalcino” la richiesta sarà accolta nel 1984.  Il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” può essere designato per scelta di cantina, nel rispetto del  relativo disciplinare di produzione con la denominazione di origine controllata “Rosso di Montalcino”, ferma restando comunque la resa per ettaro prevista per il “Brunello di Montalcino”.  “Il Rosso di Montalcino” può essere messo in commercio non prima del primo gennaio del secondo anno dopo la vendemmia.  Il mensile “Civiltà del bere” scriveva: “produrre più vini con diversa denominazione di origine da uno stesso vigneto come da tempo avviene in Francia è stato per le aziende italiane un sogno durato a lungo, un sogno che sembrava non aver mai fine, e che invece esse hanno visto finalmente realizzato nel 1984 con la concessione della D.O.C. al Rosso di Montalcino. E ancora una volta, come già era accaduto nel 1980 in occasione del varo della D.O.C.G., dove al Brunello di Montalcino era toccato il privilegio di aprire la lista dei vini dotati del “particolare pregio”, i produttori di Montalcino potevano vantarsi di aver nuovamente indicato una strada da seguire alle aziende delle altre regioni italiane”.  
 

Foto: Il Vino Rosso di Montalcino ottenne la Denominazione di Origine Controllata il 25 Novembre 1983 su domanda avanzata dal Comune di Montalcino e dal Consorzio del Brunello nel 1979. In "Civiltà del Bere" del settembre 1985 si legge: "Con il recente passaggio dalla Denominazione di Origine Controllata alla Denominazione di Origine Controllata e Garantita i montalcinesi hanno ottenuto dallo stato un'importante innovazione; poter scegliere dalla stessa base ampelografica "vigneto" di classificare il vino o Brunello di Montalcino oppure Rosso di Montalcino. La scelta può essere fatta alla vendemmia oppure durante i quattro anni di invecchiamento prima della commercializzazione".
 


La commercializzazione dei vini locali

Nel 2002 sono state commercializzate 5.284.475 bottiglie di Brunello, 3.252.510 bottiglie di Rosso di Montalcino, 477.270 bottiglie del vino di Sant'Antimo D.O.C., 47.726 bottiglie di Moscadello per un totale di 9.061.981. Altri vini D.O.C. possono essere prodotti nel territorio del Comune di Montalcino “Chianti dei colli Senesi “ e "Vino dei colli dell’Etruria centrale”. Si producono poi nel territorio del Comune di Montalcino circa sei milioni di bottiglie di vino con il nome “indicazione geografica tipica (I.G.T).  Il nostro vino Brunello conquista simpatie fra le personalità politiche del mondo.  Jean Chretien Capo del Governo Canadese nel 2001 è ospite a pranzo dal coltivatore diretto produttore di Brunello Sassetti Livio al podere Pertimali, visitò successivamente la cantina alla Fattoria del Greppo di Franco Biondi Santi. E indirizzò al Consiglio Comunale il seguente messaggio ”la Vostra città è semplicemente magnifica. La vostra qualità è incomparabile. Continuate il vostro lavoro”.
 

Foto: Valutazione qualitativa delle vendemmie delle uve Brunello.
 

 

Foto: Commercializzazione dei vini di Montalcino dal 1997 al 2002.
 

 

Foto: Nella foto a capo tavola, Jean Chretien, capo del governo Canadese, prima di partecipare all'incontro degli "otto grandi" a Genova 2001, visitò la cantina del Brunello, prodotto dal suo amico Sassetti Livio, coltivatore diretto, che fu suo ospite anche a pranzo.  Al consiglio comunale di Montalcino, il premier Canadese indirizzò il seguente messaggio "La vostra città è semplicemente magnifica. La vostra qualità è incomparabile. Continuate il vostro lavoro".
 


"Dove c'è la vita c'è la speranza"

Chi disse “dove c’è la vite c’è la vita” diceva una cosa vera. Montalcino era una delle località più povere della provincia di Siena nel periodo 1955/1970. L’emigrazione della popolazione fu spaventosa, dal 1951 gli abitanti erano 10.203, al 1971 Montalcino calò del 38.28% della popolazione cioè in quel censimento risultavano residente 6.297 abitanti. In quel periodo il 10% della popolazione residente aveva diritto all’assistenza medico farmaceutica ospedaliera a carico del Comune e viveva con sussidi pubblici, era il segno che questa gente viveva sotto la soglia della sopravvivenza. In una pubblicazione del Monte dei Paschi di Siena del 1980 sull’economia della provincia con riferimento al 1978 il Comune di Montalcino è al settimo posto nella graduatoria per il reddito pro-capite e il primo assoluto fra tutti i comuni a sud di Siena. Eppure nel 1978 furono prodotte e commercializzate circa 800.000 bottiglie di Brunello e due o trecento mila bottiglie con il nome generico di “vino rosso dai vigneti del Brunello”.  Bastò questa produzione per riportare Montalcino in alto nella classifica dell’economia provinciale e ridare fiducia alla popolazione residente. Oggi a Montalcino non solo di fatto non esiste disoccupazione, ma ogni giorno trovano occupazione a Montalcino circa 2.000 persone provenienti dalle località limitrofe. La popolazione del Comune dopo 100 anni di calo, in quest’ultimo periodo è aumentata dell’1% raggiungendo i 5.141  abitanti. E’ un segnale.  Montalcino è conosciutissimo nel mondo grazie al Brunello. Ogni giorno i “media” -carta stampata, televisione, radio- parlano di Montalcino. E’ un grande viatico anche per il turismo sono un milione i turisti che visitano ogni anno il nostro territorio con una ricaduta economica su tutte le attività economiche, commerciali, alberghiere, agrituristiche, della ristorazione e artigianali e di conseguenza, la popolazione, mediamente gode di un reddito pro-capite altissimo.
 

Foto: Immagine ripresa da "Autori satirici Italiani alla XXXVI Settimana dei vini".
 


Moscadello: un vino antico

Anche se il nostro Moscadello è decaduto, se ne vendono poche migliaia di bottiglie all’anno, una volta era il “fiore all’occhiello” di Montalcino come ora è il Brunello, fu premiato a Parigi nel 1867.  E’ da credere che il Moscadello a Montalcino si producesse già nel secolo XIII quando i buongustai non volevano più saperne di “vin rosso”, “vernaccia” e “vin greco”, ricercando vitigni importati da terre lontane come il Moscadello. Chi se non i frati di Sant'Antimo poteva importare questo vitigno? Infatti molto anticamente essi producevano “di proprie mani” cioè a conto diretto, una vigna di Moscadello presso l’Abbazia di Sant'Antimo dove raccoglievano 9 some di questo vino. Viene da pensare che essi volevano l’esclusiva di questa produzione perchè i loro 8 mezzaioli producevano vino rosso e bianco ma non il moscadello.  Dai verbali del Consiglio della Comunità di Montalcino il Moscadello del 1472 veniva prodotto nella zona oggi conosciuta come Viale Piero Strozzi e costava 60 lire alla soma (una soma circa 91 litri), nello stesso periodo una soma di vino vecchio costava lire 3  e 5 soldi. La casa reale dei Medici, regnanti in Toscana, prima del Santo Natale volevano dei saggi di Moscadello dei quali poi sceglievano la qualità e la quantità “che abbisognava la corte anche perché amavano provvedere per Roma, Napoli e oltremare”.


Il Moscadello alla corte di Inghilterra già agli inizi del '600

“Montalcino con il suo famoso Moscadello sembra l’unico comune del comprensorio senese in cui si produce per il mercato del vino pregiato le cui viti crescono sui muri a secco”  (siamo all’inizio del 1600). John Evelyn, pupillo di Carlo II di Inghilterra il 2 novembre 1644, viaggia da Siena a Roma “giunto a Torniero (Torrenieri) un villaggio che si trova in una dolce vallata in vista di Monte Alcini (Montalcino) celebre per il suo raro Moscadello”.  J.Evelyn frequenta la casa reale inglese, da lontano vede Montalcino e gli viene in mente il Moscadello, se ne deduce che questo vino deve aver conquistato la Reggia d’Inghilterra.  L’Uditore Bartolomeo Gherardini, nella sua visita a Montalcino nel 1676, descrive il Moscadello assai celebre che con grande industria si coltiva in quel sito con il quale entra qualche denaro in città.  Il montalcinese poeta Alfonso Donnoli, all’inizio del 1650, esalta il nostro Moscadello con questa poesia in polemica con chi l’aveva ignorato 

“ ma l’Ambra del mio monte è assai migliore,
par che placito baci, allor che ‘l bevi, 
e che l’Ibla si inchini al suo sapore.”

(l’Ibla: antico villaggio nel territorio di Catania celebre per la fama di cui godeva il suo miele lodato dai poeti latini).

Francesco Redi 1626/1698 nel suo “Bacco in Toscana” esalta il Moscadello di Montalcino. Così faceva il poeta Ugo Foscolo 1778/1822 che si fa “merito con i fiaschetti di Montalcino con chi va a trovarlo lassù (il Foscolo allora 1803 viveva a Bellosguardo nei pressi di Firenze). Tancredi Biondi Santi in una lettera pubblicata dal Progresso nel 1927, che è un inno all’amore per il Moscadello, invita i “Signori Padronati a ripristinare le moscadellaie... posso con sicurezza dire che l’utile derivato da questo vitigno è molto buono, certamente mai inferiore del doppio di quello che si può ottenere coltivando altri comuni vitigni... ci pensino i Signori Padronati e con questa bona visione, ricca di belle speranze, si accinghino senza ulteriori indugi a ripopolare le pendici della nostra collina, arricchendola di un prodotto che fu vanto di Montalcino e che dovrà dare vita ad un’industria agricola piena di promesse e di frutti per tutti”.  Tancredi Biondi Santi rimase l’unico a produrre Moscadello, questo vino D.O.C. di Montalcino come si è detto è “decaduto” ma non per qualità, merita di essere rilanciato.
 

Foto: Del Moscadello di Montalcino il Redi, nella foto, nel suo "Bacco in Toscana" scrisse: "Il leggiadretto e sì divino Moscadelletto di Montalcino".
 

 

Foto: Nel libro di Attilio Brilli "Viaggiatori stranieri in terra di Siena" Monte dei Paschi di Siena, 1986 si legge a pagina 170 quanto ebbe a scrivere John Evelyn (1620-1706) scrittore inglese, uomo di vasti interessi che godette dei favori di Carlo II: "...giungemmo a Torniero, un villaggio che si trova in una dolce vallata in vista di Monte Alcini, celebre per il suo raro Moscatello...".
 

 

Foto: Ugo Foscolo, nella foto, in una lettera indirizzata a Leopoldo Cicognara nel 1803 scriveva: "la Quirina Mocenni Magiotti non è avara ... mi regala panforte e parecchi fiaschetti di Montalcino di cui mi fo merito con chi viene a trovarmi quassu’.".  Il Foscolo si trovava allora a Bellosguardo, presso Firenze. (dall'Epistolario  De Monnier, 469) da "Il Progresso"  19 Gennaio 1930.
 

 

Foto: Il primo diploma che si conosca per un Moscadello di Montalcino (mussante) ottenuto da Clemente Santi nel 1867 a Parigi.
 

 

Foto: Fiaschetto di Moscadello, Montalcino anni 10 del '900.
 

 

Foto: 1965, Fortezza di Montalcino. Esposizione per la valorizzazione del Moscadello di Montalcino.
 


Indice Montalcino