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MONTALCINO
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450° Anniversario della Repubblica di Siena ritirata in Montalcino
1555 - 1559



 

ASSOCIAZIONE DI RICERCHE E STUDI ETRUSCHI E ITALICI
Palazzo Comunale - Costa del Municipio 1
MONTALCINO -
Siena

 

 

SOMMARIO dei ritrovamenti archeologici effettuati dalla nostra Associazione nel territorio montalcinese durante mezzo secolo di attività; in particolare avvenuti negli anni che dal 1950 ci portarono al 1968, giungendo poi al 2008 con i lavori di restauro e manutenzione.
 

Tutti i reperti esposti nel MUSEO ARCHEOLOGICO ed altri ancora stipati nei magazzini, sono frutto di mezzo secolo di ricerche, scavi e recuperi fatti dai concittadini Ivo Caprioli ed Assunto Pignattai nel territorio montalcinese.

 

        La loro attività archeologica inizia nel 1950 quando, dopo un incontro con il noto archeologo senese Ranuccio Bianchi Bandinelli, viene effettuata sul Poggio della Civitella una breve campagna di scavi che permise il recupero di reperti etruschi e la definizione dell’interessante sito “unicum” nell’Etruria, oggi trasformato in PARCO ARCHEOLOGICO con:

·       un grande villaggio arcaico del VII e VI sec. a.C.;

·       un quartiere artigianale del VI sec. a.C. con una fornace per la fusione del ferro (ancora funzionante ma da restaurare);

·       un sacello votivo ellenistico del V sec. a.C.;

·       una fortezza d’altura costruita nel IV sec. a.C. nella convergenza delle Leucomonie etrusche di Chiusi, Roselle e Vetulonia.

 

        Nel 1957, calandosi in una voragine naturale nella zona delle Cave Porzia (Castelnuovo dell’Abate) venne individuata la grotta sepolcrale di un esteso villaggio dell’Età del Bronzo – II millennio a.C. – da ritenersi unico nella Preistoria Italiana.   Gli scavi dati in concessione all’Università di Milano – Facoltà di Paleontologia – condotti dal Prof. Ferrante Rittatore Won Willer, dal Dr. Vincenzo Fusco e dalla nostra Associazione, continuarono sino al 1964 e sospesi per un grave infortunio subito in grotta dal Dr. Fusco.

Fra tanti reperti venuti alla luce segnaliamo un pezzo raro (il primo esemplare rinvenuto in Toscana): un vaso in ceramica acroma dello stile “appulo-materano” con due anse revolute a rocchetto che testimonia i contatti e scambi di manufatti tra la Montalcino preistorica e le popolazioni della Puglia.

 

        Nel 1959, seguendo il cammino della preistoria, salimmo sul Poggio Castellare che domina l’Abbazia di Sant’Antimo.   Sul colle rintracciammo una cinta muraria a secco lunga circa 350 mt. con i crolli di 5 torri circolari.

La Soprintendenza Archeologica della Toscana dichiarò “... si tratta di uno dei Castellari più grandi, completi ed interessanti dell’Italia Centrale”.

Causa le difficoltà di accesso il sito è ancora in attesa di scavo.

 

        Nello stesso anno incontrammo nuovamente gli Etruschi lungo il Fosso del Tesoro (tra Sant’Angelo in Colle e Castelnuovo dell’Abate): una tomba a camera del III sec. a.C. a rito misto, incinerazione e inumazione, un ambiente semicircolare con “dromos” di accesso; sulla panchina nove urne in pietra a più spioventi con iscrizioni intervallate da ciotole e orciolini in argilla.    Nelle vicinanze altri tumuli.

 

        Per completare il periodo Etrusco segnaliamo nel territorio 63 siti ed attestazioni (ricognizione dell’archeologo Stefano Campagna).

 

        Nel 1968 LA PREISTORIA ci chiama ai piedi della collina dove dopo l’aratura del terreno e la pioggia affiorano schegge e punte di frecce.   Il terrazzo prospiciente l’Ombrone ospitava una “INDUSTRIA LITICA”, una vera fabbrica di utensili in pietra lavorata mediante percussione e ritocco.

Con la Società Archeologia “OBLATIO” di Como recuperammo altre duemila pezzi in selce rossa, marrone, grigia e bianca.   Sono grattatoi e raschiatori per macellare e conciare le pelli, punte di freccia e lame affilate indispensabili per la caccia, bulini e denticolati per incidere e forare il legno.

Risalendo la collina recuperiamo nel Bosco dell’Albigiana una bellissima “AMIGDALA” in diaspro rosso venato, il primo strumento fabbricato dell’uomo, un’ascia in pietra a punta e taglio (la seconda rinvenuta in Toscana).

        Negli anni seguenti assistiti dalla fortuna, da tanta pazienza e con la collaborazione di Bruno Rabissi recuperiamo altre due amigdale che nella musealizzazione costituiranno una “TRIADE PREZIOSA” che pochi musei possono vantare.

 

        Per l’avvicendamento delle passate civiltà nel territorio montalcinese è doveroso accennare anche ai Romani che subentrarono agli Etruschi.

 

        Nel 1966, durante i lavori di rimboschimento nella zona demaniale lungo il Fosso del Dragone, viene alla luce un sepolcreto romano di Età Augustea con tombe alla cappuccina per il rito funebre dell’incinerazione.    Per circa 2 Km. decine di piccole sepolture a capanna: orcioli interrati contenenti le ceneri, coperti con tre grossi embrici a mo’ di tetto, proteggono gli aggetti offerti al defunto.

Tutto è stato triturato dai lavori nel bosco che per altri mille anni ha ricoperto le sepolture.  Tra l’ammasso dei frammenti recuperiamo una patera in ceramica rossa decorata a cerchi concentrici con al centro un cartiglio recante la scritta “C. VOLUSENI OPTATUS”, una boccetta di vetro azzurro ed una ampolla in vetro verde.

 

        Completano la presenza romana sul territorio 27 siti ed attestazioni comprendenti sepolture, luoghi di culto, ville, strade e fornaci prevalentemente nella zona di Sant’Angelo in Colle, Villa Sesta, Brizio ed anche luoghi entro le mura cittadine della Montalcino medievale.

 

Purtroppo i reperti non trovano posto nella musealizzazione odierna; continueranno il loro lungo sonno nei nostri magazzini.